Quarant'anni fa nasceva l'MCL

 

E' il 1972 quando a Roma, nei giorni 8, 9 e 10 dicembre si riuniscono i rappresentanti delle due associazioni Federacli e Mocli, entrambe nate dalle Acli, per dare vita al Movimento Cristiano Lavoratori (M.C.L.). Una scelta sofferta e a quel tempo l'unica possibile per mantenere fede all'impegno di fedeltà al Magistero Sociale della Chiesa, messo sempre più in discussione nella società laica di allora dall'affermarsi di spinte "rivoluzionarie" che in larga parte hanno attraversato, lacerandolo, anche il tessuto sociale e associazionistico di ispirazione cristiana.

Di seguito si cercherà di evidenziare alcuni passaggi cronologici per ripercorrere questo cammino.

1944 Nascevano per volontà di Pio XII le ACLI, Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani. A quel tempo esisteva un solo sindacato unitario, la CGIL ed era forte il bisogno di fornire un appoggio esterno alla componente cattolica per evitare che la questione sociale rimanesse di esclusivo appannaggio della sinistra marxista e del suo progetto egemonico. Questa nuova as-sociazione si fondava su tre risorse basilari: 1) il clero, soprattutto a livello parrocchiale; 2) gli eredi del primo sindacalismo "bianco" prefascista; 3) le figure di rilievo del nascente partito di ispirazione cristiana che, successivamente, divennero i leader politici dell'Italia in ricostruzione.
L'andamento dell'associazione fu inscindibilmente legato alla capacità di reciproca collaborazione delle tre componenti: l'armonia è sempre fondamento del successo e della incisività dell'azione sociale.

1948/1950 Nasceva la "Libera CGIL" e poi la Cisl: il contributo di uomini aclisti (in termini qualitativi e quantitativi) fu considerevole per la nascita del nuovo sindacato ma il contraccolpo nell'associazione si fece sentire. Con il passaggio di molti dirigenti alla nuova realtà costituitasi, venne meno l'orientamento più "sociale" e le ACLI accentuarono di conseguenza l'aspetto "ecclesiale", di riflessione; il popolarismo politico lasciò il campo libero alla D.C. e da allora la radice aclista divenne poco più di una "corrente" all'interno del partito (Forze Nuove).

Anni '60 In un tentativo di recupero del ruolo dell'associazione, venne introdotto il concetto di incompatibilità tra cariche politiche e cariche associazionistiche, concetto questo assai importante in teoria, perché metteva al riparo da "commistioni" potenzialmente pericolose ma, nello specifico dell'organizzazione, viene ancora una volta meno il reciproco correggersi delle diverse componenti lasciando il campo libero a nuove teorizzazioni e a sperimentazioni politiche senza argini. Il confronto non era più tra membri dello stesso gruppo, ma tra entità organizzative diverse e ciascuna gelosa della sua autonomia. Si concretizzò una strategia volta a conseguire una più forte "autonomia" delle ACLI, la ricerca di una nuova unità sindacale (con l'illusione di poterne essere i controllori) e dell'unità politica con le sinistre per sconfiggere la D.C.. Il tutto nel quadro di un generalizzato spirito di "rinnovamento" (nel quale la stessa Chiesa ebbe parte importante con il Concilio Vaticano II): la ricerca di nuove forme di partecipazione ma anche, in negativo, l'eccesso da rivoluzione culturale della contestazione del '68 e l'affacciarsi della teologia della liberazione che soprattutto in America Latina lanciava il suo grido, giustificabile in certi punti per quella realtà, ma decisamente eccessivo per la nostra.

Giugno '69 - Congresso di Torino - Venne sancita la fine del collateralismo con la D.C. Anche i rapporti con la Ge-rarchia Ecclesiastica vennero messi in discussione: l'associazione non volle essere l'ala operaia del movimento cat-tolico ma "una componente cristiana del movimento operaio". L'ipotizzata "scelta socialista" indicava che il referente era cambiato: non più il Magistero Sociale della Chiesa ma gli strumenti dell'analisi marxista. Divenne evidente ciò che da tempo creava difficoltà ad una buona parte degli iscritti: lo scostamento dai principi originari e il venir meno di una connotazione cristiana-mente orientata dell'esperienza aclista.

Marzo '70  Preoccupata per l'andamento del dibattito la Chiesa, attraverso il Presidente della CEI, pose all'associazione una serie di domande riguardanti l'adesione al Magistero So-ciale, la fedeltà agli scopi originari delle ACLI, la figura dell'Assistente Ecclesiastico, il riferimento teorico a dottrine inconciliabili con il Magistero.

Agosto '70 Convegno di Vallombrosa. Si arrivò a questo incontro in un clima difficile: le risposte dell'associazione alla Gerarchia non furono sufficienti a dirimere le perplessità e prese forma sempre più il dissenso nei confronti del-le scelte dei vertici aclisti di perseguire un orientamento operaista e di sinistra. Per tutta risposta si annunciò la nascita del Movimento Politico dei Lavoratori che, nell'intento dei fondatori doveva essere il nuovo soggetto nel quale far confluire le ACLI, con un potenziale di milioni di voti … ( alle politiche del '72 raccolse solo 119.000 voti e nessun deputato) e si affermò la scelta socialista del movimento.

9 Maggio '71 - La CEI scrisse in un suo documento che nel rispetto dell'autonomia rivendicata dalle ACLI "...i Vescovi non ritengono che oggi le ACLI rientrino tra le associazioni per le quali si prevede il consenso della Gerarchia..." e la conseguenza fu il ritiro degli assistenti ecclesiastici. 

8 Dicembre '72  - Le associazioni sorte per raggrupare il dissenso verso le scelte delle ACLI (libere ACLI, Fede-racli, Mocli) diedero vita all'MCl. 


Il tempo trascorso da quest'ultima data non ha ricomposto le sigle anche se è venuto meno il clima di ostilità dei primi momenti. Entrambe le associa-zioni hanno intrapreso un cammino di grande impegno e di reciproco ricono-scimento nell'agire, ognuna secondo la propria sensibilità, nel sociale.
Da parte dell'MCL non è venuta meno la voglia di spendersi per la formazione dei propri iscritti, sempre riferendosi all'insegnamento della Chiesa, ancora più attuale oggi che la mondializzazione dell'economia e della società impo-ne un criterio unificante nella ricerca di risposte ai problemi non solo di una classe o di una nazione ma dell'intera umanità.
Dall'articolo 1 dello Statuto dell'MCL: "…L'MCL raggruppa coloro che, nell'applicazione della Dottrina Sociale della Chiesa secondo l'insegnamento del suo Magistero, ravvisano il fonda-mento e la condizione per un rinnovato ordinamento sociale, in cui siano assicurati, secondo giustizia, il riconosci-mento dei diritti e la soddisfazione delle esigenze spirituali e materiali dei lavoratori… Per questo intende operare come Movimento ecclesiale di testimonianza evangelica organizzata ed in fede agli orientamenti del Magistero della Chiesa, consapevole di un suo specifico ruolo nella società".